La situazione del patrimonio immobiliare scolastico italiano
è ormai nota da tempo, una situazione di reale emergenza che molti Governi in
passato hanno sottovalutato, per capirne la gravità basta dare uno sguardo al
rapporto di Legambiente “Ecosistema Scuola, XIV edizione”:
“Oltre il 60% degli
edifici scolastici sono stati costruiti prima del 1974, data dell’entrata in
vigore della normativa antisismica. Il 37,6% delle scuole necessita di
interventi di manutenzione urgente, il 40% sono prive del certificato di
agibilità, il 38,4% si trova in aree a rischio sismico e il 60% non ha il
certificato di prevenzione incendi. È quanto emerge da Ecosistema scuola 2013,
il rapporto annuale di Legambiente sulla qualità delle strutture e dei servizi
della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 94
capoluoghi di provincia (il campione è di 5.301 edifici). Una
fotografia che mostra quanto sia urgente intervenire in questo settore.”
Come si sia arrivati a questo punto è facile a dirsi: scarso
monitoraggio della situazione degli edifici, scarsi investimenti, tagli ministeriali
ecc.
Nell’ultimo anno però sembra esserci stata una leggera
inversione di tendenza e gli investimenti sull’edilizia scolastica sembrano
essere ripartiti con una certa sistematicità: Sia il decreto legge “Del Fare”,
infatti, che il decreto legge Istruzione mettono in campo complessivamente 1,3
miliardi di euro di cui 40 milioni di fondi statali sono finalizzati alla sottoscrizione
di mutui trentennali erogati da parte delle regioni in deroga al patto di
stabilità.
Inoltre con un emendamento del deputato Francesco Cariello
(M5S) le strutture della scuola italiana potranno contare anche sul fondo
istituito con la legge 222/1985, con tale emendamento alla legge di Stabilità,
infatti, è stato modificato l’art. 48 della legge 222/1985 introducendo il
sostegno all’edilizia scolastica tra le destinazioni dell’8 per mille.
Dal 2014 quindi Lo Stato ora potrà utilizzare i fondi
dell’8x1000 non solo per “gli interventi straordinari per la fame nel mondo,
calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali”,
ma anche per “ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento
antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica
adibiti all’istruzione scolastica”.
Sembra tuttavia che ci sia scarsa informazione sulle reali
opportunità che la destinazione dell’8x1000 potrebbe offrire al miglioramento
dell’edilizia scolastica e alla sicurezza
dei nostri figli.
Ma entriamo nel dettaglio, e vediamo come funziona l’8x1000:
Ogni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi può
scegliere la destinazione dell’8x1000 del gettito IRPEF tra sette opzioni:
Stato (dal 2014 ci sarà l’opzione per le scuole), Chiesa cattolica, Unione
Chiese cristiane avventiste del 7° giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione
delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione
Comunità Ebraiche Italiane. Inoltre a breve entreranno nell'elenco anche altre
confessioni, che nel 2012 hanno sottoscritto un'Intesa con lo Stato: Unione
Buddhista, Unione Induista, Chiesa apostolica, Sacra diocesi ortodossa
d'Italia.
Per quanto riguarda la modalità di destinazione delle somme
c’è da precisare che in realtà nessuno destina il proprio gettito in modo
diretto: il meccanismo prevede infatti una ripartizione sul totale del gettito
IRPEF di tutti i contribuenti (non c’è nessun limite si calcola 8x1000 sul totale
IRPEF) , si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto beneficiario
(Chiesa Cattolica, Chiesa Evangelica ecc.) e in base a queste percentuali,
vengono poi ripartiti TUTTI i fondi. Inoltre la mancata formulazione di
un’opzione non viene presa in considerazione: l’intero gettito viene ripartito
in base alle sole scelte espresse, in altre parole anche se ci asteniamo e non esprimiamo alcuna scelta a chi destinare l`8x1000 la maggioranza deciderà per noi.
Ci sono poi molti altri “benefici” ai destinatari
dell’8x1000, alcuni dei quali finiscono per vanificare lo scopo stesso
dell’8x1000 e che ci limitiamo a riassumere con i precedenti:
- I destinatari dell’8x1000 non hanno alcun divieto nell’utilizzare i fondi per le campagne di promozione dello stesso (in altre parole i soldi vanno a finanziare la pubblicità dell'8x1000 in tv o sui giornali).
- I beneficiari dell’8x1000 non hanno alcun obbligo di rendicontazione separata delle spese fatte con i fondi (al contrario di come avviene per es per il 5x1000)
- I fondi vengono ripartiti in percentuale alle scelte dei contribuenti e non vengono tenute in considerazione le scelte non effettuate
- Per la liquidazione delle somme dell’8x1000, una notevole parte viene anticipata nell’anno stesso di riferimento, in base al versato negli ultimi anni, con successivo conguaglio.
- Non è previsto un tetto annuale ai fondi destinati all’8x1000
Ma vediamo cosa è successo nell’ultimo anno fiscale di cui ci
sono dati disponibili:
Nel 2010 su 41.111.324 dichiaranti solamente 18.532.985
hanno espresso una scelta sull’8x1000 (il 45,08%) tuttavia per il meccanismo che
non tiene conto di chi si astiene tutti i fondi sono stati ripartiti
ugualmente, quindi su un totale di 1.247.537.834,25 (UN MILIARDO
duecentoquarantasette MILIONI!) ben 1.004.839.286,80 (quindi 82,01%) sono
andati alla chiesa cattolica, come riassumiamo nella tabella seguente:
Come possiamo notare ci sono ben 22.578.339 contribuenti che
pur non avendo scelto la destinazione dell’8x1000 lo hanno visto attribuire
ugualmente in proporzione alle percentuali dell’ultima colonna nella tabella
precedente.
Dalla tabella successiva è comunque possibile notare che il
trend di chi effettua la scelta dell’8x1000 è calato negli ultimi 20 anni di
ben 10 punti percentuali e nel 2010 solamente il 45,08% ha scelto a chi
destinare l’8x1000:
Per quanto riguarda le percentuali
con cui vengono ripartiti i fondi tra i singoli beneficiari è possibile notare
come dal 2002 ci sia un costante aumento delle scelte di chi destina l’8x1000
allo Stato a scapito della Chiesa Cattolica, che però mantiene percentuali
“bulgare” sulla spartizione dei fondi anche grazie ad una massiccia campagna
pubblicitaria in concomitanza del periodo in cui solitamente vengono effettuate
le dichiarazioni dei redditi.
La scarsità dei fondi, e delle
scelte, reperite dallo Stato è senza dubbio dovuta alla scarsa informazione presso
i cittadini, come evidenzia anche la Corte dei conti in una sua delibera:
“L’importanza della pubblicità è
ben evidenziata dalla tabella precedente (tab. n. 15), riguardante l’istituto
dell’8 per mille, che presenta caratteristiche in parte simili a quello del 5
per mille. Da essa, infatti, risulta la caduta della quota attribuita allo
Stato nel tempo, dovuta –verosimilmente- al fatto che, a proprio detrimento,
quest’ultimo non fa alcun tipo di campagna pubblicitaria a suo favore.” (Corte
dei conti, Sez. centr. contr. gest., delib. n. 14/2013/G)
“Peraltro, altre cause del
costante calo del favore che, negli anni, ha caratterizzato la scelta dell’8
per mille
per lo Stato possono essere
individuate nella distrazione imposta dal legislatore di parte delle risorse
attribuite dai contribuenti per esigenze di bilancio e nel non sempre razionale
impiego di queste: “Le forti riduzioni della quota dell'8 per mille di diretta
gestione dello Stato contrastano con la legge n. 222 del 1985, che ne ha
indicato tassativamente le finalità, e con le scelte espresse dai contribuenti
in sede di denuncia dei redditi. (…) E' stata riscontrata una elevata
frammentazione degli interventi, (…) che contrasta con il carattere di
straordinarietà che (…) li deve caratterizzare per avere accesso ai contributi
in questione (…). E’ necessario, pertanto, evitare una ripartizione a pioggia
delle risorse disponibili, preferendo la concentrazione delle stesse su un
numero più ridotto di progetti aventi particolare straordinarietà e
valore.”(Corte dei conti, Sez. centr. contr. gest., delib. n. 18/2008/G).
Quali sarebbero le possibilità per
lo Stato di reperire fondi per l’edilizia scolastica se facesse una campagna di
sensibilizzazione delle scuole non è dato saperlo con precisione (Se ci
basassimo sulla media delle scelte effettuate negli ultimi anni possiamo dare
una valutazione “economica” alle stesse, ogni scelta fatta da un singolo
contribuente “varrebbe” per il beneficiario circa 66,00€ ) ma con una platea di
oltre 7 milioni di alunni iscritti nelle scuole che avranno genitori con
redditi sicuramente non è un’operazione da sottovalutare, e non dimentichiamo
che in Italia i dipendenti del Comparto Scuola sono circa 1 milione (personale
docente e non), inoltre basterebbe sensibilizzare una parte dei 22 milioni di
italiani che non oggi non esprime alcuna scelta.
Si potrebbe ipotizzare una
campagna di sensibilizzazione condotta direttamente dalle scuole, interessando
anche gli alunni che si facciano promotori presso le loro stesse famiglie,
ragionando per assurdo (o quasi) un incremento di 5 milioni di scelte dell’8x1000
(di cui 1 milione “pescati” tra chi donava alla chiesa cattolica e 4 milioni
tra chi non effettuava alcuna scelta, ipotesi che sembra inverosimile nel
brevissimo periodo molto meno se ragioniamo in un’ottica di 3-5 anni) a favore
dello Stato porterebbe ad una disponibilità di fondi di poco meno di 250
milioni di €/ANNO da destinare all’edilizia scolastica come evidenziato nello
schema seguente (a cui si potrebbero aggiungere una parte dei fondi di chi già
li destina allo Stato, la somma TEORICA Totale in tal Caso sarebbe di poco meno
di 418 milioni €/ANNO):
Infine, come precisa la stessa
Corte dei Conti, ci dovrebbe essere un utilizzo efficiente e puntuale dei fondi
(accompagnato da una congrua campagna promozionale presso le scuole che ne
hanno usufruito), in modo che i cittadini possano “toccare con mano” i benefici
apportati alle scuole dalle donazioni dell’8x1000.